L’Osteoporosi è una degenerazione del tessuto osseo caratterizzata da una riduzione della quantità e dal deterioramento della microarchitettura ossea, cui consegue un aumento della fragilità dello scheletro. Questa condizione porta ad un aumentato rischio di frattura per traumi anche minimi o addirittura spontanee (le cosiddette fratture “da fragilità”). Le fratture da fragilità possono comportare gravi conseguenze in termini di perdita di qualità di vita, di disabilità e, talora, anche di mortalità; rilevanti sono anche i connessi costi sanitari e sociali.
Parliamone con il Prof. Maurizio Rossini, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Responsabile del Centro Specializzato per l’Osteoporosi della Regione Veneto e Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro.
PROF. ROSSINI, CHI HA MAGGIORI PROBABILITÀ DI SOFFRIRE DI OSTEOPOROSI?
— In Italia l’Osteoporosi colpisce circa 3,2 milioni di donne, l’80% delle quali in menopausa e 0,8 milioni di uomini, per lo più anziani. 1 donna su 4 dopo i 50 anni andrà incontro ad una frattura da fragilità, mentre per gli uomini il rischio è di 1-2 su 10. Molti sono i fattori o le condizioni che aumentano il rischio di Osteoporosi e quindi di fratture da fragilità: età avanzata, deficit ormonali, scarso introito alimentare di calcio, carenza di vitamina D, insufficiente attività fisica, fumo, abuso di alcool, magrezza, predisposizione genetica, una serie di comorbilità che possono predisporre a una fragilità anche in epoca giovanile, come nel caso delle malattie di tipo ematologico, reumatico, endocrinologico, gastroenterologico e nefrologico. Ci sono poi alcuni farmaci che provocano fragilità scheletrica, prima di tutto il cortisone ma non solo.
E QUALI SONO I SINTOMI?
— I pazienti con Osteoporosi sono spesso asintomatici sino a che non si verifica una frattura. Per questo l’Osteoporosi è definita una “ladra silente”. Una frattura vertebrale, ad esempio, può essere asintomatica o più spesso determinare un dolore acuto alla colonna, che si accentua con il carico e migliora coricandosi; in questo caso il dolore può essere erroneamente attribuito ad artrosi. Una riduzione della statura, specie se superiore ai 4 cm, può far sospettare la presenza di fratture vertebrali. Fratture multiple delle vertebre possono causare cifosi, disturbi respiratori e gastro-intestinali.
COME EFFETTUARE PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE?
— Il picco di massa ossea si ha intorno ai 30 anni. La prevenzione dell’Osteoporosi deve pertanto cominciare dall’infanzia e dalla giovane età e perdurare nel corso della vita mediante una alimentazione equilibrata, con un adeguato introito in particolare di calcio, uno stile di vita sano e lo svolgimento di attività fisica.
Per quanto riguarda la diagnosi precoce, possibilmente prima che si verifichi una frattura da fragilità, si ricorre in particolare ad un’indagine per valutare la massa ossea: la densitometria ossea. È un esame non invasivo, particolarmente raccomandato nelle donne in postmenopausa, ma utile anche in premenopausa o negli uomini se esistono fattori di rischio per osteoporosi. Il risultato della densitometria ossea è importante per stimare il rischio di frattura da fragilità, ma non è sufficiente per la diagnosi. Va integrato con la valutazione, nella storia del singolo paziente, di molti altri fattori di rischio. Oggi, grazie ad un algoritmo matematico informatizzato, realizzato con la collaborazione della Sezione di Reumatologia dell’Università di Verona, chiamato DEFRACALC79, che integra il risultato densitometrico informazioni di tipo anamnestico abbiamo la possibilità di calcolare in una maniera più accurata il rischio di frattura del singolo paziente nei successivi anni, di capire se vi sia l’indicazione o meno ad un trattamento farmacologico e se sia opportuno ricorrere ad uno specialista secondo le indicazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco.